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Febbraio 2023

TEST DI VALUTAZIONE CLINICA SULL'IMPIEGO DI PAPIL-OFF NEL TRATTAMENTO DI LESIONI ITRAEPITELIALI SQUAMOSE DI BASSO GRADO (L-SIL)

Abstract

Obiettivo: Valutare la validità terapeutica di Ovuli Vaginali (PAPIL-OFF) a base di acido ialuronico, acido lattico, beta-glucano ed estratto di mirto nel favorire i processi riparativi negli stati atrofici e distrofici della mucosa vaginale in presenza di lesioni da HPV e nel favorire la regressione delle alterazioni citologiche cervicali di basso grado (L-SIL)

Metodi: Sono state arruolate 65 donne con un età compresa tra i 18 e gli 83 anni (e con diagnosi, effettuata attraverso colposcopia, di lesioni intraepiteliali squamose di basso grado (L-SIL).

Risultati: Alla fine del trattamento e dopo esame colposcopico in 32 donne (49,2%) è stata diagnosticata una regressione totale delle lesioni. Una regressione parziale delle lesioni è stata, invece, diagnosticata in 21 donne (32,3%).

Conclusioni: Il trattamento effettuato con PAPIL-OFF per 10 giorni consecutivi al mese per 6 mesi in pazienti con diagnosi di lesioni intraepiteliali squamose di basso grado (L-SIL) è risultato efficace, nel ridurre le lesioni, mediamente ben accettato dalle pazienti e con dotato di un ottimo profilo di sicurezza

Introduzione

L'infezione da papillomavirus (HPV - Human Papilloma Virus) è in assoluto la più frequente infezione sessualmente trasmessa; l'assenza di sintomi ne favorisce la diffusione poiché la maggior parte degli individui affetti non è a conoscenza del processo infettivo in corso. L'infezione da HPV, inoltre, è più frequente nella popolazione femminile.

Esistono oltre 100 tipi di papillomavirus, differenziati in base al genoma. Alcuni sono responsabili di lesioni benigne come i condilomi (specie i tipi 6 e 11), altri sono in grado di produrre lesioni pre-invasive (displasie) ed invasive. Tra queste, la principale in termini di frequenza e impatto sanitario è il tumore della cervice uterina, che è causato nella quasi totalità dei casi dall'infezione da HPV (specie i tipi 16 e 18), ma vi sono anche alcuni tumori in altre sedi, come vulva, vagina, pene, ano e oro-faringe.

Generalmente, il tempo che intercorre tra l'infezione e l'insorgenza delle lesioni precancerose è di circa 5 anni, mentre la latenza per l'insorgenza del carcinoma cervicale può essere di decenni.

La patologia tumorale della cervice uterina è preceduta da lesioni precancerose definite CIN (Cervical Intraepitelial Neoplasia) e fa riferimento, quindi, ad un gruppo di lesioni epiteliali della cervice (displasie) caratterizzate da alterazioni morfologiche ed istologiche che non oltrepassano la membrana basale. E' possibile distinguere tra:

  • CIN 1 (displasia lieve in cui le atipie cellulari sono solo limitate al 1/3 inferiore dell'epitelio)
  • CIN 2 (displasia moderata, in cui le atipie cellulari comprendono i 2/3 dell'epitelio)
  • CIN 3 (displasia grave e Ca in situ che interessa a tutto spessore l'epitelio senza però superare i confini della membrana basale. Quando, invece, la membrana basale viene superata si parla di carcinoma invasivo e non più di displasia).

Attualmente viene adottata la dizione SIL (Lesione Intraepiteliale Squamosa), introdotta dalla nuova classificazione del pap-test (Classificazione di Bethesda).

Le lesioni intraepiteliali squamose (SIL) si distinguono in:

  • SIL di basso grado (Low-SIL) che comprende il CIN 1 (displasia lieve)
  • SIL di alto grado (High-SIL) che comprende il CIN 2 (displasia moderata) ed il CIN 3 (displasia grave).

Tali lesioni sono suscettibili, in una certa misura, di regressione spontanea che è ovviamente maggiore per le displasie lievi. La progressione è prevista nell'1% dei casi di displasia lieve, nel 5% dei casi di displasia moderata e nel 12% dei casi di displasia severa (carcinoma in situ).

Anche se le lesioni CIN hanno una bassa incidenza di progressione verso la malattia neoplastica è preferibile sottoporre le pazienti con tale diagnosi a trattamenti specifici che abbiano come obiettivo la regressione parziale o totale della lesione.

Pazienti e Metodi

Allo scopo di valutare la validità terapeutica di Ovuli Vaginali (PAPIL-OFF) a base di acido ialuronico, acido lattico, beta-glucano ed estratto di mirto nel favorire i processi riparativi negli stati atrofici e distrofici della mucosa vaginale in presenza di lesioni da HPV e nel favorire la regressione delle alterazioni citologiche cervicali di basso grado è stato condotto questo studio in aperto, policentrico su 65 donne con diagnosi di lesioni intraepiteliali squamose di basso grado (L-SIL).

Un'attenta valutazione è stata condotta anche sul gradimento soggettivo del trattamento e sulla presenza di effetti o eventi indesiderati durante il trattamento imputabili al trattamento stesso.

Sono state arruolate 65 donne con un età compresa tra i 18 e gli 83 anni (età media 41,3 anni e mediana pari a 37 anni) e con diagnosi, effettuata attraverso colposcopia, di lesioni intraepiteliali squamose di basso grado (L-SIL).

Il 50,8% delle donne (33) aveva già presentato, nella storia clinica, diagnosi di lesione intraepiteliale e nove di queste avevano già ricevuto precedenti trattamenti.

Il 10% delle donne, sottoposte ad osservazione, aveva precedentemente ricevuto il vaccino per HPV.

La Tabella 1 riassume le caratteristiche della Popolazione studiata.

Tabella 1. - Caratteristiche della Popolazione Studiata

Tutte le donne in studio, dopo la diagnosi colposcopica, sono state sotto poste ad un trattamento che consisteva nella somministrazione di 1 ovulo di PAPIL-OFF al giorno per 10 giorni consecutivi al mese per 6 mesi. Nelle donne in età fertile il trattamento veniva iniziato il giorno successivo al termine del ciclo mestruale. Per le donne in menopausa il trattamento veniva iniziato il primo giorno del mese.

Tutte le donne, alla fine del trattamento previsto, sono state sottoposte ad un controllo colposcopico per valutare la regressione della lesione.

Risultati

Alla fine del trattamento e dopo esame colposcopico in 32 donne (49,2%) è stata diagnosticata una regressione totale delle lesioni. Il dato, sottoposto ad analisi statistica verso i parametri iniziali e confrontate con l'analisi del t-Test di Student, è risultato statisticamente significativo.

Una regressione parziale delle lesioni è stata, invece, diagnosticata in 21 donne (32,3%). La sommatoria delle due situazioni ci porta a considerare che il PAPIL-OFF è risultato efficace nella riduzione totale o parziale delle lesioni nel'81,5% delle pazienti sottoposte al trattamento.

Il Grafico 1 riassume i risultati ottenuti dopo 6 mesi di trattamento. 

Grafico 1. - Risultati di Efficacia

Buona accettazione vi è stata anche rispetto al trattamento nella valutazione soggettiva espressa dalle pazienti a fine cura. Il 78,5% delle donne trattate (51) ha valutato buono o ottimo il trattamento in termini di compliance. Il dato risulta estremamente interessante vista la durata del trattamento (6 mesi) e la forma farmaceutica stessa (ovuli) che non sempre ottiene giudizi di compliance positiva.  

Grafico 2.- Valutazione della Compliance

Un'attenta valutazione è stata anche effettuata riguardo la tollerabilità del trattamento.

Il 100% delle donne non ha presentato effetti indesiderati ne ha riportato eventi avversi riferibili al prodotto utilizzato.

Conclusioni

Il trattamento effettuato con PAPIL-OFF per 10 giorni consecutivi al mese per 6 mesi in pazienti con diagnosi di lesioni intraepiteliali squamose di basso grado (L-SIL) è risultato efficace, nel ridurre le lesioni, mediamente ben accettato dalle pazienti e dotato di un ottimo profilo di sicurezza.


Dicembre 2020  

È ora di eliminare i microbi vaginali resistenti ai farmaci


Le affezioni che colpiscono la vulva e la vagina costituiscono un problema assai diffuso nella popolazione femminile, con presentazione clinica molto variabile da stati quasi asintomatici a disturbi molto fastidiosi a carico della vagina (e talvolta della vulva) come prurito, bruciore, edema e perdite vaginali di diverso aspetto e talvolta maleodoranti. Esse sono causate da microrganismi, quali batteri, funghi, parassiti e virus; tuttavia è possibile prendere precauzioni per ridurre il rischio di contrarle. Le infezioni vaginali comprendono: vaginosi batterica, vaginite da Trichomonas, infezioni da lieviti (candidosi).

L'Organizzazione Mondiale della Sanità sostiene che ogni anno circa 500 milioni di donne nel mondo si ammalano di infezioni vaginali e nei paesi occidentali dal 40 al 60% delle donne che richiedono consulenza ginecologica per questa patologia presenta una vaginosi batterica, spesso in co-morbilità con altre infezioni vaginali. La vulvo-vaginite da Candida è la seconda infezione per frequenza, interessando mediamente il 20-30% delle donne che richiedono consulenza ginecologica per alterazioni dell'ecosistema vaginale.

Le affezioni vulvo-vaginali sono fonte di grande frustrazione per le donne e per le coppie che difficilmente riescono a trovare rapide risposte cliniche efficaci. Ciò è dovuto, in primo luogo, all'emergere di microbi resistenti ai farmaci. Mentre il termine "microbi resistenti ai farmaci" è più comunemente associato a batteri resistenti agli antibiotici, i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) hanno recentemente evidenziato le infezioni fungine resistenti ai farmaci come una minaccia emergente. I microbi patogeni si evolvono ad un ritmo elevato ma il lungo processo di sviluppo di nuovi antibiotici o antimicotici non si sviluppa alla stessa rapida velocità. Vi è dunque un urgente bisogno di nuove molecole che possano esercitare una potente attività antimicrobica o superare la resistenza.

L'identificazione di molecole ad attività antifungine tra composti, come gli acidi grassi, che sono già approvati o considerati sicuri dalle agenzie di regolamentazione come la Federal Drug Administration (USFDA) degli Stati Uniti, rappresenta una buona strategia. Gli acidi grassi esercitano le loro azioni antimicrobiche agendo su diverse funzioni cellulari: la sintesi proteica, il metabolismo degli acidi grassi, l'attività della topoisomerasi, la formazione del biofilm. Questi ultimi rappresentano comunità strutturate di cellule batteriche spesso di specie diverse, anche di natura fungina, racchiuse in una matrice polimerica autoprodotta ed adesa ad una superficie inerte o vivente. In condizioni fisiologiche, nell'ambiente vaginale il 90% della flora microbica abitualmente presente è rappresentato da lattobacilli. Essi hanno una concentrazione che varia fra 107 e 108 CFU/ml di fluido vaginale nelle donne sane in età riproduttiva.

Fra i lactobacilli, quelli più frequentemente isolati sono Lactobacillus acidophilus e Lactobacillus fermentum; altri lactobacilli possono essere presenti, fra cui Lactobacillus plantarum, Lactobacillus brevis, Lactobacillus jensenii, Lactobacillus casei, Lactobacillus delbrueckii e Lactobacillus salivarius. I lattobacilli possono organizzarsi in biofilm fisiologici e rappresentare l'aspetto sano dell'ecosistema vaginale; essi possono ostacolare lo sviluppo d'infezioni vaginali attraverso due principali meccanismi: l'adesione all'epitelio vaginale e la produzione di sostanze con azione antimicrobica. Il restante 10% della flora vaginale è costituito da batteri saprofiti. Quando questo l'equilibrio della flora vaginale viene alterato, si presentano le infezioni urogenitali. Secondo il Center for Disease Control and Prevention (CDC) di Atlanta, GE, fino all'80% delle infezioni batteriche che colpiscono gli esseri umani nei paesi occidentali è causato da biofilm polimicrobici.

Pertanto, le infezioni ricorrenti uro-ginecologiche non devono più essere considerate come infezioni sostenute da un singolo ceppo patogeno ma come una sindrome polimicrobica a crescita sessile caratterizzata da un significativo aumento della carica batterica aerobica, anaerobica e fungina con eventualmente un ceppo patogeno dominante. La dimostrazione che tutte le infezioni uro-ginecologiche sono sostenute da biofilm patogeni spiega l'assente o incompleta risposta ai farmaci e l'alta presenza di forme recidivanti uro-ginecologiche antibiotico resistenti, insensibili alle risposte immunitarie e tendenti alla cronicizzazione. I biofilm fungini o batterici resistono, rispettivamente, alla penetrazione delle terapie antifungine e antibiotiche attraverso differenti meccanismi operati dalle cellule microbiche contenute al loro interno. Gli obiettivi del trattamento in caso di affezioni vaginali sono: la rapida risoluzione dei sintomi, l'eradicazione dei microorganismi coinvolti con il ripristino dell'ecosistema vaginale e la riduzione delle recidive; per questo è importante la modifica degli stili di vita cercando di eliminare, quando possibile, i fattori di rischio.

La terapia antibiotica rappresenta il trattamento più utilizzato in caso di affezioni di origine batterica. Le Linee Guida internazionali del Center for Disease Control and Prevention (CDC) suggeriscono clindamicina e metronidazolo, utilizzati sia per uso topico che sistemico. In caso di affezioni fungine vengono utilizzati generalmente sertaconazolo nitrato e acido borico. Tuttavia, anche se le terapie antibiotiche e antifungine si sono dimostrate molto efficaci ai fini della risoluzione della sintomatologia, con una percentuale di guarigione del 71%-89% nel mese successivo al trattamento, sono frequenti le recidive, le pazienti "non responder" ai trattamenti. Si ritiene che la scarsa efficacia delle terapie farmacologiche nel prevenire le recidive sia dovuta alla loro incapacità di eradicare completamente i patogeni associati ai biofilm vaginali. Ad esempio, Swidsinski e colleghi hanno studiato l'influenza della terapia orale con metronidazolo sui biofilm di G. vaginalis e hanno riferito che i biofilm erano solo temporaneamente soppressi e che nella maggior parte dei casi riacquistavano rapidamente attività dopo l'interruzione del trattamento. Successivamente, Alves e colleghi hanno determinato la suscettibilità in vitro di 30 batteri che formano biofilm associati a vaginosi batterica a metronidazolo, tinidazolo e clindamicina e hanno dimostrato che tutti i batteri testati erano resistenti al metronidazolo e al tinidazolo e il 67% alla clindamicina. La persistenza dell'infezione, così come frequenti recidive, può avere importanti conseguenze non solo cliniche, ma anche sociali. Infatti, si possono verificare diminuzione della produttività lavorativa, riduzione del piacere legato ai rapporti sessuali, problematiche psicologiche e aumento della spesa sanitaria. Inoltre, terapie non corrette, come anticipato, possono anche causare l'insorgenza di resistenze nei microrganismi responsabili delle infezioni vaginali e la selezione di microrganismi resistenti ai farmaci. Ad esempio, l'aumentata frequenza di Candida non albicans è stata correlata al diffuso e inappropriato uso di terapie antimicotiche. Per questo motivo l'attenzione dei clinici e dei microbiologi si è rivolta alla ricerca di alternative alla terapia farmacologica in grado di colpire selettivamente i patogeni vaginali e i loro biofilm batterici e micotici causa delle infezioni e delle loro recidive.

Numerose evidenze in letteratura sottolineano l'importanza e l'utilità di sostanze naturali alternative per la prevenzione e l'intervento delle varie infezioni a carico dell'apparato urogenitale; esempi sono: il D-mannosio, i lattobacilli, l'N-Acetilcisteina, la lattoferrina, il mirtillo rosso o cranberry. L'utilizzo del D-mannosio, ad esempio, rappresenta sempre di più una strategia vincente in interventi sia di profilassi sia di trattamento delle infezioni delle vie urinarie (UTI) causate da E. coli. Il D-mannosio ha un'alta affinità per le lectine di Escherichia coli, e di molti altri batteri flagellati, impedendo così l'impianto del microrganismo all'epitelio vescicale e vaginale, prima tappa di cistiti interstiziali e di vaginiti aerobiche con formazione di biofilm, e facilitandone l'eliminazione con il flusso urinario. Tuttavia, l'efficacia del D-mannosio nei confronti dei singoli batteri non è ugualmente efficace quando i microrganismi si trovano strutturati in biofilm. La lattoferrina è una glicoproteina che, in combinazione con lo ione ferrico stimola il sistema immunitario adattativo, possiede attività batteriostatica, battericida, antivirale, antifungina, antinfiammatoria, e inibisce l'adesione e l'internalizzazione batterica e la formazione di biofilm patogeni. Il cranberry è ricco di sostanze zuccherine, acidi organici ma soprattutto di polifenoli, tra cui le Proantocianidine di tipo A (PAC-A). Queste sostanze hanno la capacità di impedire ai batteri, in particolare agli Escherichia coli, principali responsabili della cistite, di aderire alla mucosa della vescica, evitando in questo modo la loro crescita e quindi lo sviluppo dell'infezione. Recenti risultati sperimentali hanno confermato oltre ad un'attività antiossidante, l'efficacia del NAC nella disgregazione e nella riduzione del numero di forme vitali di batteri presenti nei biofilm, rispettivamente di Staphylococcus aureus ed Escherichia coli.

Un altro approccio alternativo per trattare le infezioni vaginali consiste nel modulare il microbiota vaginale, ad esempio, utilizzando i probiotici. Si tratta di microrganismi vivi che conferiscono un beneficio per la salute dell'ospite se somministrati in quantità adeguate. I probiotici, specie se veicolati con una opportuna tecnica tale da renderli compatibili con l'ecosistema vaginale residente, e con le caratteristiche chimico fisiche e microbiologiche dell'ambiente vaginale, possono determinare un valido sistema di difesa e di protezione della mucosa vaginale dall'aggressione dei microrganismi patogeni. Essi agiscono potenziando localmente il sistema immunitario, stimolando il reclutamento di linfociti T helper e di monociti, ed esercitano un effetto protettivo a difesa della mucosa vaginale dall'aggressione di numerosi patogeni; ciò avviene sia mediante la produzione di composti antimicrobici come il perossido di idrogeno, acido lattico e batteriocine, sia attraverso la formazione di un biofilm fisiologico che la riveste. È stato suggerito che il consumo di Lactobacillus spp. e altri batteri lattici inducono una serie di benefici per la salute che comprendono la stimolazione del sistema immunitario e una maggiore resistenza alle malattie infettive. Diverse formulazioni farmaceutiche contenenti ceppi di lattobacilli probiotici (es. L. rhamnosus, L. acidophilus) hanno ridotto i sintomi delle infezioni vaginali, migliorato il profilo della microflora, essendo generalmente ben tollerate. I probiotici sono stati utilizzati anche nel tentativo di trattare specificamente i biofilm. È stato segnalato che L. rhamnosus GR-1 e L. fermentum RC-14 sono in grado di colonizzare la vagina e di ripristinare la flora urogenitale nelle donne con una storia di vaginosi batterica, vaginite da lievito o infezioni del tratto urinario (UTI). Sorprendentemente, nel 2007, Saunders e colleghi hanno dimostrato che L. reuteri RC-14 era in grado di interrompere i biofilm di G. vaginalis in vitro. Successivamente, McMillan e colleghi hanno dimostrato che i probiotici L. reuteri RC-14 e L. rhamnosus GR-1 erano in grado di incorporarsi nel biofilm, composto da G. vaginalis e A. vaginae, causando sia l'interruzione della struttura del biofilm che la morte cellulare batterica. Questi risultati forniscono alcune prove di come i probiotici lattobacilli possono interferire con una microflora vaginale anormale, rafforzando l'idea che i probiotici potrebbero sradicare i biofilm patogeni vaginali e ripristinare la normale microflora in situazioni in vivo.

L'uso di trigliceridi a corta o media catena come l'acido caprilico (CAP) rappresenta un altro approccio innovativo per distruggere i biofilm. Quest'ultimo è naturalmente presente nell'olio di cocco e nel latte materno dei mammiferi (compreso quello umano). Sono stati segnalati effetti antimicrobici per la CAP ionizzata (deprotonata) molto probabilmente a causa della sua capacità di interagire con le porzioni lipofile delle membrane cellulari microbiche e interrompere l'integrità della membrana cellulare. Recentemente è stato dimostrato che l'acido caprilico inibisce i processi coinvolti nella virulenza della Candida albicans come la morfogenesi, l'adesione e la formazione di biofilm. Esso infatti è in grado di sradicare rapidamente biofilm di Gram-positivi, Gram-negativi tra cui P. aeruginosa e fungini entro 60 minuti, eliminando così la causa delle infezioni vulvovaginali infettive e delle relative recidive. L'acido caprilico ha dimostrato in vitro anche attività contro il protozoo Trichomonas vaginalis. L'acido caprilico mostra le proprietà fungistatiche e fungicide più notevoli di tutti i normali acidi grassi saturi studiati.

In questa panoramica, si colloca Roan Lady, integratore alimentare a base di Lactobacilli tindalizzati, Acido Caprilico, Zinco e Selenio. L'Acido Caprilico è in grado di attraversare il biofilm e di ridurre in maniera significativa, come da letteratura scientifica, la replicazione degli agenti patogeni. L'impiego di probiotici tindalizzati, rispetto ai classici probiotici "vivi", garantisce gli effetti benefici analoghi e specifici dei ceppi di origine, ma senza i rischi e i limiti legati all'assunzione di cellule vitali, come eventuali reazioni avverse in soggetti immunocompromessi, il rischio di essere portatori di antibiotico-resistenza acquisita e/o trasmissibile, il rischio di decadimento nel tempo della carica batterica. I tindalizzati infatti non sono vanno incontro al decadimento della carica batterica dichiarata in etichetta, non necessitano del mantenimento della catena del freddo, non richiedono costosi processi tecnologici di "gastroresistenza" e non sono soggetti ad interazioni con altre sostanze normalmente utilizzate negli integratori alimentari.

L'utilizzo di principi attivi efficaci sui biofilm patogeni vescicali e vaginali rappresenta una frontiera preventiva e terapeutica efficace e fisiologicamente corretta anche in associazione alle terapie antibiotiche e antimicotiche ritenute necessarie. In particolare, la sinergia tra D-mannosio, lattoferrina, NAC, acidi grassi a corta catena e lattobacilli, potrebbe permettere di sfruttare contemporaneamente l'attività antiadesiva, battericida, antivirale. Inoltre potrebbe favorire il ripristino dell'ecosistema vaginale e del corretto pH, ostacolare la formazione del biofilm patologico, e soprattutto disgregare la membrana polimerica del biofilm maturo per rendere i batteri finalmente sensibili all'azione dei farmaci e alla risposta immunitaria.

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Ottobre 2020 

La sarcopenia: stato fisiologico o patologia?

Definizione e inquadramento

Diverse sono le definizioni di questo problema che affligge un importante percentuale di persone anziane in genere già compromesse da altre patologie.

Alcuni autori la definiscono come un fenomeno fisiologico, caratterizzato dalla perdita di massa muscolare, che avviene con l'invecchiamento.

Altri, invece, la identificano, come in realtà è, con un disordine degenerativo e progressivo del sistema muscolo scheletrico caratterizzato dalla riduzione della massa e della funzione muscolare. I pazienti affetti da tale condizione, infatti, possono andare incontro a conseguenze cliniche severe incluse le fratture da fragilità e un aumento del rischio di disabilità con inevitabili ripercussioni socio-economiche significative.

In base a tutto ciò quindi, la definizione di sarcopenia potrebbe essere declinata come un fisiologico disordine degenerativo (quindi comunque una malattia) del sistema muscolo scheletrico, di natura severa, caratterizzato dalla perdita di Massa Muscolare Magra, che avviene con l'invecchiamento.

Del resto anche se dovessimo interpellare il sistema di Classificazione Statistica Internazionale delle Malattie e dei Problemi Sanitari Correlati (ICD-10) sul quale si basano, in molti paesi sviluppati, i sistemi economici di copertura economica delle patologie, avremmo una visione non concorde del problema. Infatti, mentre alcuni paesi (es. Stati Uniti, Australia) hanno già ampiamente recepito la recente assegnazione di un codice ICD-10-CM (M62.84) da parte del Centers for Disease Control and Prevention (CDC), in Italia siamo ancora in fase di recepimento con le inevitabili conseguenze che questa situazione può causare alla gestione economica ospedaliera del paziente affetto da sarcopenia nonostante questa patologia affligga in Europa circa il 15-35% della popolazione sopra ai 75 anni e incida inevitabilmente sullo stato di bisogno della popolazione stessa che richiede ancor di più forme di assistenza anche per lo svolgimento delle attività quotidiane.

Tutto ciò comporta che i costi di gestione del paziente sarcopenico, con patologie associate, siano inevitabilmente più alti di quelli riferiti a pazienti affetti dalle stesse patologie non sarcopenici.

Un aiuto a sostenere questa affermazione ci arriva dall'Università del Michigan dove sono stati analizzati i dati di ricovero con i relativi costi di struttura sostenuti, i rimborsi ottenuti e i conseguenti margini di guadagno nella gestione di

1.593 pazienti sottoposti a chirurgia generale e vascolare elettiva ricoverati presso centri del Michigan Surgical Quality Collaborative tra il 2006 ed il 2011.

I Costi di gestione, includendo in essi quelli di struttura, del personale e dei materiali utilizzati, del paziente sarcopenico risultano essere circa il doppio (+90%) rispetto a quelli del paziente non sarcopenico. L'aggravio diventa più importante in presenza di complicanze dove arriva a siglare un +96%.

Questo differenziale di costi è dovuto soprattutto a due fattori: giorni di degenza medi e complicanze.

  • I giorni di degenza media, infatti, passano da 4 per i pazienti non sarcopenici a 7 nei pazienti gravati da questa patologia (+75%).
  • L'incidenza delle complicanze post operatorie, che gravano su un paziente sarcopenico, sono presenti nel 30,3% di pazienti contro un 16,4% del paziente non sarcopenico (+85%).

Lo studio conclude considerando che i pazienti sarcopenici rappresentano una fascia demografica di pazienti eccezionalmente onerosa per i costi ospedalieri. Dato che la sarcopenia può essere curabile, gli sforzi per attenuare i costi associati alla chirurgia maggiore dovrebbero concentrarsi su interventi preoperatori mirati alla gestione di questo paziente.

Gestione e strumenti


La sarcopenia, come abbiamo visto, costituisce un processo fisiologico e, per questa ragione, non esiste una cura risolutiva. Anche se la dieta, associata a un adeguato stile di vita, è da sempre considerata un alleato prezioso nel mantenimento di un organismo sano e funzionale, nello specifico non è sufficiente a garantire un'adeguata prevenzione e un controllo e della sarcopenia, perché il tipo di apporto proteico, in questo caso, rappresenta un elemento fondamentale, considerate anche le difficolta di alimentazione di molti pazienti affetti dalla patologia.

Differenti studi hanno dimostrato come l'uso di proteine dal rapido assorbimento - come quelle presenti nel siero del latte - possa risultare più appropriato nell'anziano rispetto a quelle a più lento assorbimento (come la caseina o le proteine della soia).

È quindi possibile rallentare tale processo principalmente attraverso l'uso di alimenti ad alto contenuto di siero-proteine.

Un studio retrospettivo pubblicato nel 2013 (Franceschelli et al.) ha voluto valutare gli effetti di un concentrato di proteine del siero del latte ad alto contenuto di cisteina in 262 pazienti sarcopenici, affetti contestualmente da altre patologie associate (malattie neurodegenerative, oncologiche, da malassorbimento, etc), sottoposti a nutrizione enterale

È stata osservata una correlazione fra quantità di proteine supplementate e aumento percentuale della massa cellulare corporea tanto da far concludere agli autori che la terapia nutrizionale, per quanto non costituisca un trattamento specifico della patologia di base, risulta comunque un vero e proprio intervento atto a migliorare l'outcome del paziente.

L'integrazione proteica con sieroproteine rappresenta quindi una possibile risposta alla gestione del paziente sarcopenico ospedalizzato e non ospedalizzato.

Tra i diversi prodotti presenti sul mercato abbiamo individuato il prodotto FORTIRAL come prodotto tipo per la gestione del paziente sarcopenico.

FORTIRAL è un alimento a fini medico speciali indicato per il trattamento dietetico di soggetti con grave deficit proteico, come la sarcopenia, dovuto a malnutrizione, invecchiamento o malattie croniche.

Gli alimenti a fini medici speciali (indicati anche con la sigla AFMS) sono prodotti alimentari espressamente elaborati o formulati per la gestione dietetica di pazienti con specifiche esigenze nutrizionali da utilizzare "sotto controllo medico".

Il prodotto è sicuramente frutto di una tecnicalità produttiva che lo posiziona ai massimi livelli qualitativi.

Le tecnologie moderne, infatti, rendono possibile isolare la frazione siero-proteica del latte in forma altamente purificata e in condizioni fisico-chimiche molto simili a quelle del liquido dal quale sono estratte.

In questo modo le proteine isolate dal siero del latte sono estratte integre e in forma altamente purificata grazie a due tecniche specifiche: l'ultrafiltrazione e l'essicamento a bassa temperatura.

L' ultrafiltrazione e/o microfiltrazione su membrana garantisce al meglio la qualità nutrizionale delle proteine del siero destinate alla nutrizione umana. In questo processo le proteine del siero di latte sono trattenute e quindi concentrate, mentre il lattosio e i sali minerali non vengono trattenuti.

L' essiccamento a bassa temperatura (spray-drying), a differenza del tradizionale essiccamento a tamburo che è associato a una perdita mediana di lisina fino al 40%, riduce sensibilmente queste perdite nutrizionali almeno del10%.

Tutti questi importati processi produttivi portano FORTIRAL ad essere uno dei prodotti con la più alta concentrazione di proteine del siero del latte per dose (93%).

Per prodotti che hanno come obiettivo l'integrazione quotidiana della dieta assume estrema importanza anche l'accettazione che il paziente ha verso il prodotto.

Emblematici risultano i dati scaturiti da un indagine post vendita effettuata su 100 clienti FORTIRAL che avevano assunto il prodotto per almeno tre mesi.

La popolazione intervistata è risultata mediamente distribuita tra i due sessi (53% uomini e 47% donne) e distribuita per fascia di età soprattutto su persone di oltre 71 anni (73%)

Il dosaggio medio maggiormente utilizzato (nell'85% degli intervistati) è stato quello di una bustina (da 10 gr) al giorno

Con questo apporto proteico il 98% della popolazione non ha presentato calo ponderale e, addirittura, il 45% ha riportato un aumento di peso.

Anche il fattore forza è risultato positivamente influenzato dall'assunzione del prodotto. Il 50% dei pazienti ha mantenuto intatto il proprio vigore fisico ed il 49% ha addirittura riportato un implementazione dello stesso.

La comodità della somministrazione in buste predosate e la buona palatabilità del prodotto (presenta un gusto neutro associabile con altre bevande) assicurano a FORTIRAL una ottima accettazione tanto da rendere soddisfatto o pienamente soddisfatto il 95% degli utilizzatori.

Conclusioni:


La sarcopenia rappresenta una patologia sempre più importante nella nostra attuale società, visto il tasso d'invecchiamento medio della popolazione. La sarcopenia è spesso associata ad altre gravi patologie ed in molti casi, aggrava il quadro clinico del paziente.

La sarcopenia rappresenta un fattore di rischio importante per la gestione ospedaliera del paziente rappresentando anche un fattore di aumento dei costi per degenze prolungate o per complicanze insorte.

Le proteine del siero del latte possono rappresentare un valido strumento clinico per la gestione della patologia sarcopenica sia in termini di prevenzione che di trattamento.

FORTIRAL, come Alimento a Fini Medico Speciali, può rappresentare un ottimo presidio terapeutico utile alla gestione della sarcopenia vista anche la sua ottima accettazione da parte del consumatore finale.

Fonti:


Sarcopenia: criticità nosologiche e diagnostiche Sarcopenia: nosological and diagnostic issues

Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia 2019;45:143-149; doi: 10.32050/0390-0134-186

Portale Italiano delle Classificazioni Sanitarie https://www.reteclassificazioni.it/portal_main.php?&portal_view=home

https://ilmiodiabete.com/2019/07/09/la-sarcopenia-che-fa-perdere-i-muscoli-e-ormai-una-malattia-riconosciuta-ma-tutti-possiamo-proteggerci/

https://www.italianutrizione.it/sarcopenia-e-perdita-di-massa-muscolare/

Retrospective study on the effects of a whey protein concentrate on body composition in 262 sarcopenic tube fed patients . Franceschelli A., Cappello A., Cappello G - Minerva Medica 2013 February;104(1):103-12

Cost of Major Surgery in the Sarcopenic Patient -Kyle H Sheetz, BS et all - Analysis Group, University of Michigan, Ann Arbor, MI - J Am Coll Surg. 2013 November ; 217(5)

https://magazine.x115.it/x115/sarcopenia-proteine-dieta/


Luglio 2020   

E' arrivata l'estate: parliamo di solari

Prima di addentraci nell'analisi del settore partiamo da una considerazione: il settore della cosmesi è un settore molto particolare che va ben conosciuto e dove i solari, soprattutto in questo periodo stagionale, ricoprono un ruolo importante in termini di volumi di vendita; detto ciò ammetto che è un settore dove la mia esperienza è alquanto limitata.

Proprio partendo da questa premessa vi confesso che mi sono trovato abbastanza spiazzato nel momento in cui mia moglie mi ha chiesto di comprarle una crema solare. Quale scegliere? Dove comprarla? Da chi farsi consigliare? Quali sono gli strumenti a disposizione di un "profano" per valutare la bontà di questi prodotti? Basta la consultazione dell'etichetta o bisogna approfondire? Il fattore prezzo quanto deve influenzare le nostre scelte?

Troppe domande a cui dover dare una risposta. Da persona pragmatica quale sono non mi sono perso d'animo e sono andato alla ricerca di informazioni che risultassero attendibili, super-partes e tecnicamente correte. Internet può sicuramente essere utile ma attenzione alle fonti. Ecco allora una possibile fonte d'informazione che, sicuramente, ha le caratteristiche di cui sopra e alla quale si può fare riferimento: l'indagine Altroconsumo sui solari: https://www.altroconsumo.it/salute/cura-della-persona/test/creme-solari

Personalmente ritengo i test e i giudizi derivanti basati su un approccio estremamente professionale e tecnicamente ineccepibile da divenire un ottimo punto di partenza per ampliare le mie conoscenze. Veniamo al test e vediamo come è stato condotto.

Altroconsumo, da come viene riportato sul sito, ha testato 42 creme solari con fattore di protezione 30, 50 e 50+, concentrandosi sull'analisi dell'efficacia protettiva, dell'impatto ambientale, dell'etichetta e della composizione. Inoltre hanno anche condotto test su un campione di consumatori per valutarne la gradevolezza d'uso

Primo punto analizzato è l'efficacia. I test, infatti, condotti in laboratori qualificati hanno valutato l'efficacia dei prodotti solari nei confronti dei raggi UVB (SPF) e UVA, in funzione al grado di protezione dichiarato in etichetta per valutarne la conformità. Le prove per determinare il fattore di protezione solare SPF (che si riferisce soltanto ai raggi UVB) sono stata eseguite secondo lo standard ISO 24444:2010 "Cosmetics- Sun protection methods- In vivo determination of the sun protection factor (SPF)" e la nuova ISO 24444:2019 .

Inoltre è stata valutata l'adeguatezza della protezione dai raggi UVA. Le analisi sono state eseguite secondo lo standard ISO 24443:2012 "Determination of sunscreen UVA photoprotection in vitro"

Secondo aspetto analizzato è stato l'impatto ambientale degli ingredienti delle creme solari tenendo in considerazione 2 parametri: i filtri solari e gli altri ingredienti sulla base delle dichiarazioni dei produttori.

Per l'analisi dei filtri sono stati valutati i potenziali effetti da interferenti endocrini, la tossicità nei confronti di diversi sistemi viventi (pesci, alghe, dafnia), la degradabilità (facilità e tempo necessari perché il filtro si degradi), la bioaccumulabilità e il rischio per i coralli.

Sono stati valutati anche alcuni ingredienti che hanno effetti negativi per l'ambiente e che al contrario dei filtri solari, non sono necessari, ma potrebbero essere facilmente sostituibili con alternative ecologiche, come alcuni conservanti, antiossidanti e sostanze profumanti.

Terzo parametro di valutazione è stata la prova d'uso. Un laboratorio specializzato in analisi sensoriali ha sottoposto i prodotti del test ad un panel di consumatori abituali di differenti.

In ultimo sono state analizzate le etichette valutando le informazioni riportate su di esse in funzione della normativa generale sui prodotti cosmetici, delle raccomandazioni europee sui prodotti solari e della presenza di claim utilizzati a scopo di marketing che il più delle volte danno al consumatore una falsa percezione di sicurezza.

Come riassunto massimo di questa analisi ne è scaturita una "votazione" che esprime un indice di qualità globale e che è sostanzialmente un media ponderata dei quattro parametri analizzati.

Tutto questo avrebbe dovuto dare una risposta al mio quesito ma alcuni aspetti, come il costo, le quantità ed altro ancora non sono presi in considerazione da questo primo punteggio anche se presenti come informazione nell'analisi. Decido allora di redigere una tabella riassuntiva che completi con altre valutazioni il profilo dei primi 26 prodotti (ricordiamo che in totale ne sono stati testati 42), ovvero tutti quei prodotti che avevano meritato, dalle analisi condotte e prima descritte, un indice qualitativo superiore al 60 (buono o ottimo prodotto)

Accanto al marchio del prodotto ho riportato altre informazioni necessarie per arrivare ad una mia sintesi quali: il predetto indice di qualità (doveroso), il prezzo medio di vendita del prodotto (media tra il prezzo meno caro ed il più caro di offerta), il fattore protettivo dichiarato (30 o 50+), la quantità di prodotto presente nella confezione, la presenza di filtri chimici, le presenza di filtri fisici ed, in ultimo, la presenza di alcol nel prodotto.

Due parole riguardo ai filtri. I filtri chimici assorbono le radiazioni UV e le disperdono sotto altre forme di energia (quindi la loro presenza è assolutamente opportuna) mentre i filtri fisici riflettono le radiazioni UV come uno specchio (anche qui se presenti arricchiscono il prodotto)

Dal prezzo medio e dalla quantità ho ricavato un prezzo medio ponderato sui 100 ml in modo da uniformare la lettura dell'offerta economica in funzione della stessa quantità.

TABELLA RIASSUNTIVA DEI PRODOTTI SOLARI RICAVATA DALL' ANALISI ALTROCONSUMO

Realizzato questo primo passaggio ho voluto indicizzare i parametri che mi servivamo per la mia visione d'insieme.

Indice di qualità indicizzato a 100 sull'indice più alto (ovvero al indice di qualità 70 corrisponderà il 100 e all'indice di qualità 60 corrisponderà l'86). Questo indice sarà definito come Indice A.

Indice sul prezzo medio ponderato, che sarà un indice negativo (meno costi meno vieni "punito") partirà da un -100 dal prodotto a più alto costo per 100 ml e arriverà un -10 per il prodotto meno caro. Questo indice sarà definito come Indice B.

La presenza o no di filtri chimici (già valutati chimicamente dal test) richiederà un indice positivo se presente e un indice negativo se assente. Daremo quindi valore 100 ai prodotti che vedono la presenza di questa tipologia di filtri e 50 ai prodotti che non prevedono la presenza di questa tipologia di filtro. Questo indice sarà definito come Indice C

Anche sul parametro del filtri fisici mi comporto come prima e imporrò un indice positivo 100 se presente e un indice 50 se assenti. Questo indice sarà definito come Indice D.

Ultimo parametro da indicizzare è la presenza di alcol nel prodotto. Qui ho ragionato in senso opposto. L'assenza sarà un fattore positivo (vista la richiesta di una sempre maggiore assenza di questo principio nei prodotti) con indice 100 e la presenza è stata indicizzata con un valore pari a 50. Questo indice sarà definito come Indice F.

A questo punto ho riassunto il tutto con un indice medio che mi qualificherà i prodotti sotto tutti i parametri, sia qualitativi che economici.

Adesso so cosa comprare per mia moglie.

Il prodotto "LA ROCHE POSAY ANTHELIOS LAIT CONFORT" risulta, dai miei parametri, il più valido per il rapporto qualità prezzo (fattore di protezione 30 e mio indice 70) che è acquistabile in farmacia o parafarmacia e prodotto da L'Oréal.

Inoltre ho anche capito cosa consigliare a mia sorella per la protezione della bambina. Il prodotto con protezione 50+ primo nella mia classifica risulta "AVÉNE LAIT ENFANTS SPF 50+" (indice 60) anch'esso acquistabile in farmacia o parafarmacia e prodotto da Pierre Fabre.

Limiti della mia analisi ne esistono. Iniziamo dal punto di partenza ovvero il test di Altroconsumo. Premettendo che dal mio punto di vista è fatto benissimo e dovrebbe essere incentivato e supportato dalle aziende produttrici per rassicurare la propria clientela, vede però come unico limite l'esclusione di alcuni prodotti (le proposte di creme solari sono quasi infinite) ed in modo particolare i prodotti a marchio presenti nelle catene di farmacie. Pensiamo alla quota di mercato di questi prodotti anche in termine economico.

Gli indici da me "creati" sono sicuramente "soggettivi" e andrebbero validati anche se, vista la buona fede, possono essere accettati con l'obiettivo prefissato della sintesi finale.

TABELLA RIASSUNTIVA DEI PRODOTTI SOLARI CON FATTORI INDICIZZATI

Consiglio per tutti quelli che leggeranno questo articolo è quello di iscrivervi ad Altroconsumo. Non sono sponsorizzato da loro e pago la mia iscrizione ma ritengo importante che analisi del genere siano diffuse e possibilmente allargate a più settori per garantire il consumatore nei propri acquisti.

Vado ad acquistare il solare. 


Giugno 2020  

Integratori Alimentari e Medicina Basata sull'Evidenza: un connubio utile per il consumatore 

Con la finalità di preparare un incontro tra esperti di marketing riguardante il mondo degli Integratori Alimentari (organizzato qualche tempo fa) avevamo svolto un attento lavoro di analisi atto a valutare alcuni parametri economici di questo settore. L'analisi comprendeva anche la valutazione di alcuni punti di differenziazione tra aziende che promuovono il prodotto sul solo canale farmacia e altre che, invece, supportano la promozione dei loro prodotti anche con l'informazione scientifica presso il target medico.

Di seguito alcuni parametri derivanti da questo studio che possono ancora ritenersi attuali (escludendo logicamente tutto il periodo COVID che ha sovvertito, momentaneamente, molti aspetti).

Su più di 28.000 brand (linee prodotto) venduti nel canale farmacia e su un mercato di quasi 3 miliardi di euro (prezzi al pubblico) i primi 200 brand (circa lo 0,7% in termini unitari) si accaparravano poco più del 50% della quota a valori dell'intero mercato (quindi circa 1,5 miliardi di euro).

Questi valori ci permettevano, focalizzando l'analisi solo su questi 200 brand, di avere una lettura abbastanza reale del settore.

Concentrando, quindi, l'analisi solo su questi 200 brand si stabiliva che gli Integratori Alimentari supportati anche da informazione sul target medico si accaparravano il 66% del totale fatturato (quindi circa 1 miliardo di euro) mentre i brand che si rivolgevano solo al Canale farmacia senza il supporto della promozione medica fatturavano all'incirca 500 milioni di euro.

Ne derivava che l'informazione su target medico rappresentasse un quid in più per l'affermazione del brand.

Altra importante differenziazione la si trovava sul prezzo medio di vendita.

A fronte di un prezzo medio per Integratore (sempre canale farmacia) di 15,89 € notavamo che i prodotti supportati da Informazione sul target medico si posizionavano su un prezzo medio di 16,33 € mentre quelli che non usufruivano di questa leva promozionale si attestavano su un prezzo medio di 13,90 €. Il delta prezzo che quindi riportavano i prodotti che usufruivano dell'informazione medica era di 2,57 €.

Inoltre valutando la media di sconti effettuata sul canale distributivo dalle due diverse "classi" di prodotti questo delta cresceva sino a 3 euro, in termini di incassi, per quelle aziende che usufruivano della promozione sul canale medico.

Ma cosa giustifica questa differenza di prezzo? Quali sono i vantaggi che un consumatore può ottenere a fronte di un costo mediamente più alto? Possiamo parlare di una differenziazione in termini qualitativi sulle due diverse tipologie di prodotti?

Sicuramente non è possibile e realistico parlare di differenziazione qualitativa tra gli Integratori appartenenti alla categoria con promozione medica e quelli che non sfruttano questa leva promozionale. La qualità, infatti, dei prodotti nutraceutici, dipende molto, se non esclusivamente, dall'azienda produttrice per conto terzi (terzista) e dagli standard qualitativi che si impone. Non essendoci, di base, produttori che producono per una solo tipologia di clientela commerciale, ovvero con o senza promozione medica, possiamo escludere questo parametro come aspetto di differenziazione.

Alcune volte, però, le aziende che con la loro promozione si rivolgono anche al medico pongono maggiore attenzione nella definizione dei dosaggi dei principi attivi utilizzati per i loro prodotti. Se infatti è vero che tutte le aziende devono rispettare i dosaggi minimi, dei principi attivi, utili per la definizione dei claim autorizzati, le aziende che si rivolgono al medico, molte volte, nella definizione dei dosaggi di alcuni principi attivi, si basano anche sui dati di letteratura. Ovvero, dove questo è possibile, a fronte di dosaggi diversi tra i minimi concessi dalla regolamentazione e tra quelli maggiormente studiati e presenti in dati di letteratura, optano per il dosaggio "studiato" proprio per poter utilizzare il dato clinico pubblicato nella comunicazione scientifica rivolta al medico.

Esempio di ciò lo possiamo notare soprattutto per alcuni principi attivi dove non esiste un vero e proprio dosaggio raccomandato e sono ammesse variazioni importanti nei dosaggi.

Ma solo questo aspetto, che potremmo definire più utilitaristico per l'azienda che utile per il consumatore può bastare a giustificare un prezzo mediamente maggiore?

La risposta non può che essere negativa.

Il vero aspetto di differenziazione che possa, dal nostro punto di vista, giustificare la differenza di costo dovrebbe basarsi su dimostrazioni cliniche (studi), anche di piccole dimensioni ma con risultati di chiara evidenza, effettate sull'associazione "finita" degli attivi proposti (il prodotto proposto) con studi condotti da clinici esperti e supportati economicamente dalle aziende di commercializzazione o di produzione dei preparati stessi.

In questo caso il consumatore verrebbe garantito, attraverso l'analisi, il giudizio e il consiglio, dal suo medico "prescrittore" sul fatto che quello specifico prodotto, di cui ha ricevuto consiglio per l'acquisto, sia stato testato, con esisto positivo, nella sua forma e dosaggi proposti, in una popolazione con caratteristiche in linea con le sue.

Questo approccio, a dire il vero, condotto finora solo da poche aziende, giustificherebbe il delta prezzo esistente costituendo una seria garanzia di "utilità" per il medico ed il consumatore.

Infatti, proprio perché molte volte è il medico a consigliare questi prodotti dovrebbe essere lui, il primo, a "pretendere" offerta di informazioni sul prodotto, effettuata dall'azienda proponente e studi a supporto dello stesso.

Il nostro auspicio, quindi, è che la cosiddetta EBM (Evidence Based Medicine - Medicina Basata sull'Evidenza) si affermi anche nel mondo degli integratori alimentari che vengono acquistati su consiglio medico.


Maggio 2020 

L'effetto covid-19 fa bene al mercato degli Integratori Alimentari Regolatori del Colesterolo

Il mercato degli Integratori Alimentari in Italia sviluppa su base annua (dati IQVIA marzo 2020) un volume di affari di oltre 3,6 Miliardi di euro con un trend positivo di crescita (+4,7%) rispetto al paritetico periodo dell'anno precedente.

Più del 83% (poco più di 3 Miliardi) di questo mercato riguarda il canale di vendita della Farmacia che ancora detiene la maggiore concentrazione di questo giro d'affari.

Tra i vari segmenti, in cui è suddiviso questo grosso mercato, la classe degli Integratori Alimentari utili alla Regolazione del Colesterolo occupa un posto economicamente importante e fa registrare, su base annua, vendite per circa 153 milioni di euro nel solo canale Farmacia.

Questo segmento di mercato da sempre è stato vissuto come l'esempio dell'utilità preventiva dell'integrazione alimentare grazie al fatto che la monacolina K da riso rosso fermentato, presente in quasi tutti i prodotti di questa classe, è risultata clinicamente efficacie nel controllo delle dislipidemie e si è dimostrata utile strumento nelle mani del medico, del farmacista e del utilizzatore finale per la prevenzione primaria del rischio cardiovascolare.

Ma proprio sulla monacolina k, nel giugno del 2018, l'EFSA, pubblicò un parere scientifico in cui venivano sollevate preoccupazioni sul profilo di sicurezza. Da ciò ne derivò addirittura un interrogazione per la Commissione Europea e la conseguente necessità di far effettuare maggiori approfondimenti da parte di esperti scientifici EFSA tanto da divenire obiettivo di una delle più attente analisi finalizzata alla valutazione della sua tollerabilità.

Esperti clinici, tra cui il Dr. Arrigo F. G. Cicero, si sono cimentati in una delle più importanti meta-analisi (Methodist Debakey Cardiovasc J. 2019 Jul-Sep; 15(3): 192-199. Red Yeast Rice for Hypercholesterolemia Arrigo F.G. Cicero, MD, PhD, Federica Fogacci, MS, and Maciej Banach, MD, PhD) sul principio attivo raccogliendo ed analizzando i dati relativi a 52 studi clinici randomizzati e controllati per un totale di 8.500 pazienti.

La meta-analisi ha valutato tutti gli eventi avversi minori o maggiori (danno muscolare esteso, epatiti tossiche, ricoveri ospedalieri, etc.) verificatisi nei soggetti trattati con monacolina k rispetto ai soggetti di controllo non trattati.

Dalla meta-analisi è risultata la totale sicurezza della monacolina k per i dosaggi compresi tra 3 mg e 10-12 mg/die.

Ma tutte queste notizie quali conseguenze hanno avuto, soprattutto nel 2019, sul mercato? Le incertezze legate si, alla tollerabilità, ma soprattutto al destino regolatorio di questo principio attivo hanno frenato il segmento che sino ad allora aveva presentato interessanti tassi di crescita annua portando ad un suo importante ridimensionamento.

Se volessimo calcolare la perdita in pazienti/mese, verificatasi nel periodo gennaio 2019 - marzo 2020, si nota una media di abbandono, sui semestri 2019, di oltre 57mila pazienti.

Il grafico, sottostante, riporta la variazione mensile in termini di trattamenti/mese avvenuta negli ultimi 15 mesi.

PRODOTTI REGOLATORI DEL COLESTEROLO VARIAZIONE IN NUMERO DI PAZIENTI/MESE VS MESE DELL'ANNO PRECEDENTE


Ulteriore informazione che ci arriva dal grafico è che l'allontanamento dall'uso dei prodotti utili alla regolazione del colesterolo è maggiormente concentrato nei mesi iniziali del 2019 e si mitiga sul finire dello stesso anno per poi invertire la tendenza nei mesi di febbraio e marzo del 2020.

Nessun effetto negativo, per questa classe di prodotti, ha, invece, apportato l'ennesima variazione della Nota 13, con Determina datata 27 settembre e pubblicazione in Gazzetta del 10 ottobre 2019, passata quasi inosservata a tutti gli operatori sanitari, visto che nulla, sostanzialmente, sembra cambiare verso quello che era stato riportato nella determina del 2014 (calcolo del rischio cardiovascolare nel paziente e prescrivibilità delle statine a carico del SSN solo nei pazienti con moderato e alto rischio).

A questo punto dobbiamo chiederci, però, quali potrebbero essere i fattori che hanno cambiato l'atteggiamento dei consumatori e dei "prescrittori" riguardo agli integratori alimentari regolatori del colesterolo tanto da invertire il trend negativo del 2019.

Primo fattore è l'atteggiamento delle aziende che commercializzano questi prodotti. L'aumento della spinta promozionale (informazione medico scientifica e pubblicità) congiunta ad offerte promozionali e scontistiche maggiori hanno implementato l'offerta.

Questo atteggiamento di importante "pushing" si è verificato sia come risposta alle azioni della reciproca concorrenza sia per timori legati alla possibile futura revisione dei dosaggi ammessi per la monacolina k (con conseguente destoccaggio delle scorte)

Inoltre le aziende hanno imparato a comunicare con maggiore completezza il vantaggio di prodotti "integrati" da diversi principi attivi e, quindi, con azioni ancillari e complementari alla sola azione ipocolesterolemizzante ma altrettanto utili nella prevenzione del rischio cardiovascolare (es: azione antinfiammatoria, antiossidante, ipoglicemizzante e protezione endoteliale)

Secondo fattore è l'entrata nel mercato di player importanti. Aziende con reti d'informazione iper-strutturate si sono impegnate, soprattutto nell'ultimo periodo, nella promozione di questi prodotti approfittando del "surrendering" del marchio da sempre leader di mercato e sfruttando al meglio le informazioni cliniche pubblicate relative all'efficacia e alla tollerabilità della monacolina k.

Terzo fattore potrebbe essere legato al livello degli acquisti/cliente effettuati nei mesi di febbraio e soprattutto marzo nel canale Farmacia. A fronte di un calo degli afflussi/cliente medio del 12,3%, nel mese di marzo, troviamo un aumento del fatturato medio per scontrino del 13,2% (quindi meno acquirenti ma con una spesa più cospicua e conseguente saldo positivo).

In conclusione, quindi, basandoci sui dati di mercato, possiamo dire che l'inizio della FASE 1 del lockdown da COVID-19 si è dimostrata prolifica per questa tipologia di prodotti.

La domanda che dobbiamo porci e a cui sapremo rispondere tra qualche mese, analizzando i futuri dati, è se questo momento positivo continuerà o no.

Secondo il nostro giudizio la classe continuerà a manifestare, sicuramente, andamenti positivi visto che poggia su solide basi scientifiche di efficacia ed utilità. 


Aprile 2020  

Nutraceutici al servizio dell'efficacia di farmaci chemioterapici.  La Neuroprotezione come scelta terapeutica anche economica


Il mieloma multiplo (MM), secondo tumore del sangue più diffuso, è caratterizzato dalla presenza di cel­lule tumorali nel midollo osseo. Secondo gli ultimi dati disponibili, pubblicati da "I Numeri del cancro" (AIOM), si stima che in Italia, nel 2019, ci siano state circa 5.700 nuove diagnosi di mieloma, 3.000 tra gli uomini e 2.700 tra le donne.

Molti sono i sintomi associati all'insorgenza di mieloma multiplo tra i quali si annoverano dolore osseo, insuffi­cienza renale, ipercalcemia e anemia. Attualmente la sopravvivenza a 5 anni è del 51% passando da oltre il 70% negli under-50enni a meno del 50% negli ultra-65enni.

L'uso di trattamenti chemioterapici più aggressivi ha permesso un prolun­gamento della sopravvivenza dei pa­zienti affetti da malattie ematologiche severe, ma ha portato anche a un in­cremento nella comparsa di effetti col­laterali tra i quali la neurotossicità.

Purtroppo il mieloma multiplo è un tumore che tende quasi sempre a recidivare, con un enorme impatto clinico, psicologico e anche economico.

L'impatto economico della malattia è addebitabile soprattutto all'ospedalizzazione e aumenta con i cambi di linea e con l'accorciarsi degli intervalli tra una linea e l'altra. L'evidenza emerge da uno studio in real life sui database amministrativi di 5 Asl italiane, che ha seguito per 3 anni circa 700 malati, pubblicato alla fine del 2018.

Un paziente con Mm costa in media 18.753,13 euro l'anno, con oltre la metà delle risorse (56,8%) assorbite dall'ospedalizzazione, seguono i farmaci (32,5%) e le prestazioni ambulatoriali (10,7%).

Ne consegue, che per mitigare l'impatto economico la strategia è rendere sempre più efficaci i trattamenti farmacologici di prima linea minimizzando al massimo la comparsa di effetti collaterali che ne limitino l'uso o che possano portare ad ulteriori ospedalizzazioni o ad ulteriori farmaci per la loro correzione.

A oggi, il bortezomib (capostipite di una nuova classe di farmaci, gli inibitori del proteasoma), costituisce un farmaco di prima linea per il tratta­mento di MM di nuova insorgenza o recidivante. Tuttavia, uno dei più co­muni effetti avversi indotti dalla somministrazione di bortezomib è la neuropatia periferica.

Es­sa si verifica per tossicità diretta dei trattamenti an­titumorali a carico delle fibre del sistema nervoso periferico (SNP) con con­seguente infiammazione, lesioni e degenerazione; è generalmente dose-di­pendente, determina alte­razione della qualità di vi­ta dei pazienti e limite d'u­tilizzo del chemioterapico.

Negli ultimi dieci anni, l'incidenza di neuropatia periferica associata a MM è diventata un problema sempre più rilevante; si stima che, utilizzando bortezomib come trattamento chemioterapico di pri­ma linea, una neurotossicità di grado I e II si verifica nel 75% e nel 33% dei casi di recidiva o di nuova diagnosi di MM, mentre la neurotossicità nei gradi III e IV è presente nel 30% dei pazienti con recidiva di malattia e nel 18% dei pazienti di nuova diagnosi.

Con una neurotossicità periferica di grado I associata a dolore e II viene consigliata la riduzione del 50% della dose del chemioterapico mentre con un grado III e IV un'interruzione permanente del trattamento.

Il dolore neuropatico, quindi, derivante dall'uso del farmaco chemioterapico può limitarne di molto l'uso e la conseguente efficacia vanificando la spesa sostenuta per il trattamento stesso.

A oggi, purtroppo, non esistono trattamenti farmacologici utili a prevenire la neuro­tossicità indotta dal chemioterapico. Ed è per questo motivo che la Dott.ssa Marta Ma­schio (Centro per la cura dell'Epilessia tumorale; UOSD Neuroncologia; Isti­tuto Nazionale Tumori "Regina Elena" Roma), insieme ai suoi collaboratori, ha voluto valutare, attraverso uno studio prospettico di fase II, l'efficacia di un Prodotto Nutraceutico composto da Acido Alfa-lipoico (ALA) 600 mg, DHA 400 mg, Vitamina C 60 mg e Vitamina E 10 mg nella prevenzio­ne e nella riduzione della neuropatia periferica potenzialmente indotta da bortezomib in pazienti con MM.

Lo studio è stato condotto su 25 pazienti con MM di età compresa tra 18 e 75 anni e per i quali è stato programma­to un trattamento di prima linea con bortezomib sottocute al quale è stato associato, per 6 mesi il Nutraceutico prima descritto. Gli obiettivi primari dello studio volevano sincerarsi che, dopo 6 mesi di trattamento con bortezomib in associazione al Nutraceutico a base di ALA e DHA, il paziente non avrebbe dovuto superare il grado II della scala CTCAE. Inoltre il paziente non avrebbe dovuto manifestare sintomi neurologici moderati e limi­tazioni nelle attività strumentali della vita quotidiana.

Al termine della valutazione clinica 10 pazienti non presentavano neurotossicità (40%), 13 pazienti sono passati al grado I (52%) ma non presentavano dolore, 1 aveva un grado I e dolore concomitante (4%) e 1 aveva manifestato un grado II (4%). Ne consegue che i sintomi dolorosi sono stati riportati solo in 2 pazienti (8%). Inoltre su tutti i pazienti valutati nessuno ha interrotto la chemioterapia a causa della neurotossicità e del dolore ad essa conseguente.

I numeri, dello studio riportato, quindi ci dicono che l'associazione di un neuroprotettore alla terapia del mieloma multiplo, condotta con un inibitore del proteosoma, non solo ha elevato il tasso di successo della stessa al 100% (impedendo la perdita di efficacia del trattamento stesso) ma che il 92% dei pazienti trattati ha completato la propria terapia in assenza di sindrome dolorosa.

Calcolando che l'intero ciclo (6 mesi) di integrazione costi 306 euro al pubblico si desume che un investimento pari al 1,6% del costo paziente (18.753,13 €) renda lo stesso sicuro ed efficiente.

Qualsiasi investitore (anche non etico) non si sottrarrebbe ad un tale investimento assicurativo di resa correlato all'investimento maggiore.

Inoltre, bisognerebbe valutare il risparmio in antidolorifici e il netto miglioramento della qualità di vita che la riduzione della presenza di dolore (pari circa al 89%) porterebbe, con l'utilizzo di questa nutro-terapia.

Il costo di una terapia antidolorifica e dell'eventuale gastro-protezione possiamo comunque, attualmente, stimarlo in 90,54 € per ciclo terapeutico (ibuprofene 800 mg/die + ranitidina 300 mg/die).

Il costo aggiuntivo netto del neuro-protettore, sarebbe a questo punto di soli 215,46 € (306,00 € - 90,54 €) pari al 1.1% del costo terapia mieloma multiplo.

L'auspicio che qualsiasi economista e persona di buon senso si pone, a questo punto, è che tali prodotti siano, per i pazienti affetti da patologie oncologiche che prevedono l'utilizzo di farmaci neurotossici, integralmente detraibili. La detraibilità renderebbe l'utilizzo e l'ausilio di questi prodotti immediatamente disponibile al paziente che ne ha bisogno senza che questi si aggravi anche di un minimo costo terapia/die.

BIBLIOGRAFIA

  • I NUMERI DEL CANCRO IN ITALIA 2019 - Associazione Italiana di Oncologia Medica
  • www.farmacista33.it - Mieloma multiplo, terapia top iniziale conviene per il paziente e la governance spesa - Dicembre 2018
  • Dolore neuropatico indotto da chemioterapico in pazienti con mieloma multiplo - Marta Maschio e Mariaceleste Nicoletti - SPECIALE XLIX CONGRESSO della SOCIETÀ ITALIANA di NEUROLOGIA - Ottobre 2018
  • The Effect of Docosahexaenoic Acid and α-Lipoic Acid as Prevention of Bortezomib- Related Neurotoxicity in Patients With Multiple Myeloma - Integrative Cancer Therapies - Volume 18: 1-11 - Marta Maschio et all - October, 2019

Marzo 2020 

Integratori per il Sistema Immunitario al tempo del COVID-19

Da un punto di vista lavorativo, il mese di marzo 2020, sarà sicuramente ricordato per le limitazioni imposte al normale ciclo e stile lavorativo che le strategie finalizzate alla non diffusione del virus Covid-19 hanno portato.

Per le aziende che interpretano un Business B2B, la limitazione degli incontri, delle occasioni di scambio e le limitazioni messe in atto anche alla normale circolazione hanno portato ad un evidente diminuzione del giro di affari.

Nota positiva, visto che il nostro pensiero deve necessariamente muoversi in tal senso, soprattutto in periodi difficili come questo, lo spazio temporale che possiamo dedicare agli approfondimenti e allo studio attento dei fattori strategici per i settori dove operiamo è significativamente aumentato.

Ed eccoci, allora, ad approfondire la lettura di articoli interessanti riguardanti il settore farmaceutico e parafarmaceutico all'interno della Farmacia.

L'occhio, ma soprattutto l'attenzione, cade su un interessante articolo pubblicato sul sito Pharmaretail dal titolo: Tutti gli effetti del Covid-19 sugli ingressi e le vendite delle farmacie.

Alcuni dati importati che scaturiscono dalla lettura dell'articolo:

  • Raffrontando gli ingressi complessivi in farmacia di febbraio 2020 verso il gennaio 2020 si nota un calo degli stessi del 2,2%
  • Il calo degli ingressi è diffuso in tutte le regioni tranne che in Lombardia ed Emilia Romagna, regioni maggiormente coinvolte dall'epidemia da Coronavirus, dove invece si registra un aumento.
  • Sostanzialmente il giro d'affari, sia legato al farmaco etico sia al settore commerciale, non ha invece subito un calo rispetto all'equivalente periodo dell'anno precedente ed anzi riporta un interessante trend positivo (+6,6%) soprattutto se si analizza la settimana che va dal 24 febbraio al 1 marzo 2020 (nona settimana dell'anno)
  • I mercati delle Mascherine e degli Igienizzanti Mani sono quelli che registrano i trend di crescita più interessanti

Ø +494% trend delle ultime 5 settimane e +610% trend dell'ultima settimana analizzata (nona) per le Mascherine

Ø +1.069% trend delle ultime 5 settimane e +1.627% trend dell'ultima settimana analizzata (nona) per gli Igienizzanti Mani

  • Estremamente interessante è anche notare il trend di crescita degli Immunostimolanti (integratori) e dei prodotti a base di Vitamina C (integratori), per i quali troviamo rispettivamente

Ø +43% trend delle ultime 5 settimane e +169% trend dell'ultima settimana analizzata (nona) per gli Immunostimolanti

Ø +55% trend delle ultime 5 settimane e +252% trend dell'ultima settimana analizzata (nona) per i prodotti a base di Vitamina C

Concentriamo la nostra attenzione sul segmento degli Integratori Coadiuvanti per le Funzioni Immunitarie sia per semplicità di lettura (è un segmento ben delineato sui dati di mercato) sia perché presenta prodotti di differente composizione tra loro, dove l'innovazione e la ricerca è più presente e conseguentemente anche il livello dei prezzi è mediamente più alto.

Il segmento dei Prodotti Coadiuvanti per le Funzioni Immunitarie ha fatto registrare, nel 2019, vendite per circa 4,7 milioni di unità per una valorizzazione delle stesse (prezzo al pubblico) per circa 77,5 milioni di euro. Il prezzo medio di una confezione, in questo segmento, è di circa 16,60 € in linea con il prezzo medio delle confezioni dell'intero mercato degli integratori alimentari ma ben superiore ai costi degli integratori a base di sola Vitamina C.

Se dovessimo ipotizzare un tasso medio di crescita pari a quello registrato nell'ultima settimana dall'intero segmento di prodotti vorrebbe dire che, in un solo mese, la crescita di questi prodotti si attesterebbe sui 10,8 ed i 12 milioni di euro. Tale crescita risulterebbe assolutamente interessante per qualsiasi settore nutraceutico.

A questo punto, il desiderata, al momento, di ogni azienda operante nel settore degli Integratori Alimentari, sarebbe quello di commercializzare un prodotto utile a tale scopo.

Ma la domanda che il consumatore deve porsi è se sia utile investire circa lo 0,01% del PIL nazionale su prodotti che vantano di "sostenere le naturali difese dell'organismo e migliorare la risposta immunitaria".

Il parere medico ci dice che questi integratori, soprattutto contenenti determinati principi attivi, posso risultare utili al miglioramento della risposta immunitaria del nostro organismo. Non esistono, ad oggi, purtroppo, studi clinici in grado di confermare tutto ciò su selezionate popolazioni o su pazienti portatori di determinate patologie immunodeficitarie.

La risposta, quindi, non può essere assoluta ma quello che ci viene da dire è che questi prodotti sicuramente rispettano il sano e corretto principio medico del "primum non nocere" ovvero di non causare, con la loro assunzione, nessun effetto iatrogeno e quindi negativo per il nostro organismo.

Altro aspetto è che, su consumatori che non riescono a condurre il "corretto stile di vita ed alimentare" tanto decantato ed utile al potenziamento del sistema immunitario, questi prodotti possono risultare utili alla supplementazione di quei principi attivi che non si riescono ad assumere nella normale dieta quotidiana di un cittadino del nostro tempo.

Recuperando un'intervista editata su La Repubblica il 28/11/2018, fatta al responsabile di Reumatologia ed Immunologia Clinica dell'istituto clinico Humanitas di Milano, lo stesso ci ricordava che: "Una vita sana è il miglior rimedio per prevenire e combattere le infezioni. Bisogna avere una dieta bilanciata, consumare frutta e verdura di stagione, tenere sott'occhio il peso, non fumare, bere alcol con moderazione e fare regolarmente esercizio fisico"

La domanda, che sorge spontanea a tutti noi, è come si riesce a fare ciò in un normale ciclo di vita giornaliero? Riusciamo tutti noi a rispettare i diktat del buon comportamento salutistico che ci viene sempre ricordato?

Il nostro parere è che investire il costo di pochi centesi al giorno su prodotti che possono integrarci di quei principi attivi utili al rafforzamento del nostro sistema immunitario e che sicuramente non recano danno al nostro organismo risulta vantaggioso e certamente non lesivo per noi e le nostre finanze. 


Febbraio 2020

Integratori Alimentari a base di Ferro: perché si sono affermati rispetto al Farmaco

Il mercato degli Integratori Alimentari in Italia, soprattutto negli ultimi anni, ha avuto un evoluzione estremamente importante in termini economici.

Se si fa riferimento ai dati riportati nel "Rapporto Censis sul valore sociale dell'integratore alimentare" pubblicato nel giugno del 2019, il confronto tra dati di settore e dati relativi al totale economia fanno ben comprendere l'intensità della crescita degli integratori alimentari:

  • +126% la crescita in valore dei consumi di integratori alimentari nel 2008-2018, mentre il totale economia nello stesso periodo segna -0,8% dei consumi;
  • 3,3 miliardi il valore del mercato degli integratori alimentari che colloca l'Italia al primo posto nella Ue con una quota di mercato del 23%, precedendo Germania (13%), Francia (9%), Regno Unito (8%);
  • +43,9% la crescita degli occupati nel settore nel 2014-2017, mentre il totale economia segna +5,3%;
  • +48,5% la crescita delle esportazioni nel 2014-2017, +12% nello stesso periodo nel totale economia.

Ulteriori utili informazione che ci fornisce il Rapporto Censis sono quelle sulla tipologia e la numerosità degli utilizzatori italiani di Integratori Alimentari.

32 milioni di italiani (il 52,8% dell'intera popolazione) consumano integratori alimentari, quali sali minerali, vitamine, magnesio, potassio ecc. Fatto 100 il totale degli utilizzatori, il 62,8% ha tra i 35 e i 64 anni e il 60,5% è donna.

18,7 milioni sono utilizzatori abituali, di cui: 10,1 milioni utilizza gli integratori tutti i giorni (31,5%) e 8,6 milioni qualche volta alla settimana (26,9%). Altri 4,3 milioni sono utilizzatori sporadici, ovvero li utilizza qualche volta al mese (13,3%), 5 milioni sono utilizzatori occasionali, li utilizzano 3 o 4 volte in un anno (15,9%), 1 milione li consumano raramente, ovvero una volta all'anno (3,2%) e per finire 3 milioni li utilizzano saltuariamente, quando capita (9,2%).

Dai dati emerge chiaramente come il consiglio di medici e farmacisti sia decisivo nell'assunzione degli integratori alimentari: infatti, tra chi è stato consigliato l'82,4% lo è stato da almeno uno tra Medico di Medicina Generale, Medico Specialista e Farmacista, il restante 17,6% da altri canali.

Entrando nel dettaglio: il 46,8% è stato consigliato all'utilizzo dal Medico di Medicina Generale, il 37% da un Medico Specialista, il 17,3% dal Farmacista, l'11,2% dai Familiari, il 3,88% da Radio o TV, il 3% dal Web, il 2,6% dai social Network e per finire l'1,4% da Quotidiani o Riviste.

Sostanzialmente gli Integratori Alimentari piacciono ai consumatori ed il 74% degli utilizzatori esprime un giudizio positivo sul loro utilizzo mentre solo l'1,7% esprime un giudizio negativo sulla loro assunzione.

Dall'analisi di questi dati non si fatica a capire come anche un segmento importante e una volta ad esclusivo appannaggio del farmaco, come quello della prevenzione delle anemie sideropeniche, abbia visto l'affermazione degli Integratori Alimentari.

Volendo confrontare sia il mercato degli Integratori Alimentari sia del Farmaco si nota che nel 2019 gli Integratori hanno registrato consumi per 2,93 milioni di unità con un + 4,5% verso l'anno precedente, i Farmaci a base di ferro, invece, hanno fatto registrare consumi per 5,34 milioni di unità con un + 0,7% verso l'anno precedente. Se le performance di crescita venissero analizzate sugli ultimi 5 anni allora potremmo parlare di un + 58% di crescita per gli Integratori Alimentari verso un - 1% per il Farmaco.

Passiamo ai valori di questi due mercati, valorizzati sui prezzi al pubblico (calcoliamo quindi anche il prezzo che grava sul SSN per i farmaci). Gli Integratori Alimentari a base di ferro hanno fatto registrare consumi per 59,3 milioni di euro con un + 7% verso l'anno precedente, il Farmaco, sia Classe A che Classe C, ha fatto registrare consumi per 34,1 milioni di euro con un -1,05% verso l'anno precedente.

I prezzi medi delle due classi saranno, quindi, di 20,23 euro per gli Integratori Alimentari e di 6,38 euro per il Farmaco al quale, comunque, vanno sommati circa 1,03 euro derivanti dalla somma dei ticket regionali e dei delta prezzi pagati dai clienti per farmaci con brand. Per il Farmaco, di conseguenza, si arriva ad un costo medio di 7,40 euro a confezione.

Come potremmo spiegare, quindi, questa predisposizione ad una spesa maggiore pari a 12,83 euro per confezione a netto vantaggio degli Integratori Alimentari che il mercato dimostra di avere?

Vanno, sicuramente, tenuti in considerazione alcuni aspetti propri della classe degli Integratori Alimentari a base di ferro utili alla prevenzione delle anemie sideropeniche che potremmo sinteticamente riassumere nei seguenti punti:


  • Sono quasi sempre supportati da un consiglio e/o una prescrizione medica
  • Presentano una maggiore facilità d'acquisto: farmacie, parafarmacie, GDO
  • Non necessitano della ricetta medica per acquisto continuato
  • Per disposizioni legislative presentano dosaggi più contenuti (di ferro) comunque adatti alla profilassi
  • Sono spesso associati ad altre molecole utili all' assorbimento del ferro o sinergiche alla sua azione
  • Presentano forme farmaceutiche più complianti (compresse rivestite, forme orosolubili, etc)
  • Molte volte hanno dimostrato di avere una efficacia preventiva ed maggiore tollerabilità da studi clinici a supporto (attivi innovativi e dosaggi ridotti)
  • Conseguentemente al punto precedente hanno anche dimostrato di avere minori controindicazioni (ad es. interazioni con farmaci)
  • Sono, sicuramente, di più facile utilizzo e più armonici con la vita dell'utilizzatore medio.

In conclusione, dall'analisi di questi dati si evince che il consumatore italiano è sempre più predisposto ad investire risorse economiche per il proprio benessere. La prevenzione della Salute dimostra di essere al centro dei pensieri e delle necessità dell'italiano medio.

Inoltre, le sempre maggiori restrizioni in ambito di prescrizione di farmaci rimborsati dal sistema sanitario nazionale (ticket, note, etc) sono un ulteriore incentivo alla spesa per benessere effettuata per proprio conto.

Sicuramente la qualità e la reperibilità di questi prodotti pesano in modo importante sulla loro affermazione nel Mercato Italia.